"Docenti..in versi" al Galfer


 Un'ideale antologia poetica, nata  in occasione di una Giornata Mondiale della Poesia da trascorrere forzatamente in isolamento nelle proprie case, da un passaparola fra i docenti del Galfer, del presente e del passato, e diventata, ora dopo ora, un coro a più voci, ognuna con un timbro, un'estensione, un colore diversi, una sorta di insolito

"Collegio dei docenti in..versi"

Da Stefania Barsottini

"La casa della poesia non avrà mai porte" (Alda Merini) 

La lunga catena di versi che gradualmente ha preso vita inizia con una poesia figlia di questo nostro marzo ferito.

E poi un susseguirsi libero, senza criteri di classificazione, senza limiti di lingua, senza giudizi di merito letterario: così Dante convive con Vasco, Kavafis con Cohen, Leopardi incontra la Szymborska, Antonino (il "filosofo" del Laboratorio sociale "La Zanzara" di Torino) trova il posto che merita accanto a Whitman e Ungaretti, e Kobe Bryant si rivela un poeta, in compagnia di De Andrè, Rimbaud, Eduardo, Pascoli, Baudelaire, Neruda, Montale...

Ecco dunque il nostro "Collegio dei docenti in...versi", in attesa di altre voci che vorranno unirsi a cammino avviato: 

 

Da Valeria Andriano

Mariangela Gualtieri, 9 marzo 2020 

Questo ti voglio dire

ci dovevamo fermare.

Lo sapevamo. Lo sentivamo tutti

ch’era troppo furioso

il nostro fare. Stare dentro le cose.

Tutti fuori di noi.

Agitare ogni ora – farla fruttare.

Ci dovevamo fermare

e non ci riuscivamo.

Andava fatto insieme.

Rallentare la corsa.

Ma non ci riuscivamo.

Non c’era sforzo umano

che ci potesse bloccare.

E poiché questo

era desiderio tacito comune

come un inconscio volere –

forse la specie nostra ha ubbidito

slacciato le catene che tengono blindato

il nostro seme. Aperto

le fessure più segrete

e fatto entrare.

Forse per questo dopo c’è stato un salto

di specie – dal pipistrello a noi.

Qualcosa in noi ha voluto spalancare.

Forse, non so.

Adesso siamo a casa.

È portentoso quello che succede.

E c’è dell’oro, credo, in questo tempo strano.

Forse ci sono doni.

Pepite d’oro per noi. Se ci aiutiamo.

C’è un molto forte richiamo

della specie ora e come specie adesso

deve pensarsi ognuno. Un comune destino

ci tiene qui. Lo sapevamo. Ma non troppo bene.

O tutti quanti o nessuno.

È potente la terra. Viva per davvero.

Io la sento pensante d’un pensiero

che noi non conosciamo.

E quello che succede? Consideriamo

se non sia lei che muove.

Se la legge che tiene ben guidato

l’universo intero, se quanto accade mi chiedo

non sia piena espressione di quella legge

che governa anche noi – proprio come

ogni stella – ogni particella di cosmo.

Se la materia oscura fosse questo

tenersi insieme di tutto in un ardore

di vita, con la spazzina morte che viene

a equilibrare ogni specie.

Tenerla dentro la misura sua, al posto suo,

guidata. Non siamo noi

che abbiamo fatto il cielo.

Una voce imponente, senza parola

ci dice ora di stare a casa, come bambini

che l’hanno fatta grossa, senza sapere cosa,

e non avranno baci, non saranno abbracciati.

Ognuno dentro una frenata

che ci riporta indietro, forse nelle lentezze

delle antiche antenate, delle madri.

Guardare di più il cielo,

tingere d’ocra un morto. Fare per la prima volta

il pane. Guardare bene una faccia. Cantare

piano piano perché un bambino dorma. Per la prima volta

stringere con la mano un’altra mano

sentire forte l’intesa. Che siamo insieme.

Un organismo solo. Tutta la specie

la portiamo in noi. Dentro noi la salviamo.

A quella stretta

di un palmo col palmo di qualcuno

a quel semplice atto che ci è interdetto ora –

noi torneremo con una comprensione dilatata.

Saremo qui, più attenti credo. Più delicata

la nostra mano starà dentro il fare della vita.

Adesso lo sappiamo quanto è triste

stare lontani un metro.

 

Da Roberto Burzio

Testo (e musica) di Leonard Cohen

Dance me to the end of love 

Dance me to your beauty with a burning violin

Dance me through the panic ’til I’m gathered safely in

Lift me like an olive branch and be my homeward dove

Dance me to the end of loveOh let me see your beauty when the witnesses are gone

Let me feel you moving like they do in Babylon

Show me slowly what I only know the limits of

Dance me to the end of loveDance me to the wedding now, dance me on and on

Dance me very tenderly and dance me very long

We’re both of us beneath our love, we’re both of us above

Dance me to the end of loveDance me to the children who are asking to be born

Dance me through the curtains that our kisses have outworn

Raise a tent of shelter now, though every thread is torn

Dance me to the end of love

Dance me to your beauty with a burning violin

Dance me through the panic till I’m gathered safely in

Touch me with your naked hand or touch me with your glove

Dance me to the end of love

 

[ Conducimi fin dove finisce l'amore]

Conducimi alla tua bellezza con un violino infuocato

Conducimi oltre il panico finché non sarò al sicuro

Sollevami come un ramoscello d’ulivo e sii la colomba che mi riporta a casa

Conducimi fin dove finisce l’amore

Oh fammi vedere la tua bellezza quando i testimoni se ne saranno andati

Fammi sentire che ti muovi come fanno a Babilonia

Fammi vedere lentamente quel che oso appena immaginare

Conducimi fin dove finisce l’amore

Conducimi ora alle nozze, conducimi ora e poi ancora

Conducimi molto dolcemente e conducimi molto a lungo

Siamo entrambi al di sotto del nostro amore, entrambi al di sopra

Conducimi fin dove finisce l’amore

Conducimi ai figli che chiedono di nascere

Conducimi oltre il drappo che i nostri baci hanno consunto

Ora innalza una tenda che ci protegga, anche se ogni filo è spezzato

Conducimi fin dove finisce l’amore

Conducimi alla tua bellezza con un violino infuocato

Conducimi oltre il panico finché non sarò al sicuro

Toccami con le nude mani oppure toccami con i guanti

Conducimi fin dove finisce l’amore

 

Da Nadia Milani

Walt Whitman, Ad uno sconosciuto

Sconosciuto che passi! tu non sai con che desiderio io ti guardo,

tu devi essere colui che io cercavo, o colei che cercavo

(mi arriva come un sogno),

certamente ho vissuto in qualche luogo una vita di gioia,

con te

tutto è ricordato, mentre passiamo l’uno vicino all’altro

fluido, amorevole, casto, maturo

sei cresciuto con me, sei stato ragazzo o ragazza con me,

io ho mangiato e dormito con te, il tuo corpo è diventato

qualcosa che non appartiene soltanto a te, nè ha

lasciato che il mio restasse mio soltanto,

mi hai dato il piacere dei tuoi occhi, del tuo volto, della

tua carne, mentre io passo tu ne prendi in cambio

dalla mia barba, dal mio petto, dalle mie mani,

non devo parlarti, devo pensare a te quando seggo da solo o

veglio la notte da solo

devo aspettarti, non dubito che t’incontrerò ancora,

e a questo devo badare, di non perderti.

 

Da Lisa Infantino

Eugenio Montale, Prima del viaggio

Prima del viaggio si scrutano gli orari,

le coincidenze, le soste, le pernottazioni

e le prenotazioni (di camere con bagno

o doccia, a un letto o due o addirittura un flat);

si consultano le guide Hachette e quelle dei musei,

si cambiano valute, si dividono

franchi da escudos, rubli da copechi;

prima del viaggio s'informa

qualche amico o parente, si controllano

valige e passaporti, si completa

il corredo, si acquista un supplemento

di lamette da barba, eventualmente

si dà un'occhiata al testamento, pura

scaramanzia perché i disastri aerei

in percentuale sono nulla;

prima

del viaggio si è tranquilli ma si sospetta che

il saggio non si muova e che il piacere

di ritornare costi uno sproposito.

E poi si parte e tutto è O.K. e tutto

è per il meglio e inutile.

……………………………………

E ora, che ne sarà

del mio viaggio?

Troppo accuratamente l'ho studiato

senza saperne nulla. Un imprevisto

è la sola speranza. Ma mi dicono

che è una stoltezza dirselo.

 

Da Maria Edoarda Marini

Mario Benedetti, Ve ne siete andati con il viso inerte

Ve ne siete andati con il viso inerte

I tuoi ultimi piccoli francobolli in lire

che dovevano aiutarmi per i soldi, i soldi

arretrati della pensione ai superstiti.

La porcellana insaporita della cena,

la casa nuova con i contributi della legge

dopo il terremoto. Tutta una vita

per chi vi deve ricordare, per chi vi piange.

E piange la parola che riesce a dire.

 

Da Anna Tabbia

Tiziano Scarpa, Nel cimitero della mia città

Nel cimitero della mia città

vengo a rubare i fiori.

 

Non li darò a una donna.

Non sono per nessuno.

 

Con gli occhi bassi, li offro

alla parola amore

che ho imparato dai morti

 

Da Raffaella Brondolo

...prima di tutto Antonino,

il poeta-filosofo del Laboratorio La Zanzara

Invisibile

ogni tanto

 risaltavo  

e poi...Arrigo Boito, Dualismo 

...L’illusïon — libellula

Che bacia i fiorellini

— L’illusïon — scoiattolo

Che danza in cima i pini

— L’illusïon — fanciulla

Che trama e si trastulla

Colle fibre del cor,

 

Viene ancora a sorridermi

Nei dì più mesti e soli

E mi sospinge l’anima

Ai canti, ai carmi, ai voli;

[...]

Questa è la vita! l’ebete

Vita che c’innamora.

Lenta che pare un secolo,

Breve che pare un’ora;

Un agitarsi alterno

Fra paradiso e inferno

Che non s’accheta più!

 

Come istrïon, su cupida

Plebe di rischio ingorda,

Fa pompa d’equilibrio

Sovra una tesa corda,

Tale è l’uman, librato

Fra un sogno di peccato

E un sogno di virtù.

 

Da Antonella Scordamaglia

Giacomo Leopardi, A se stesso

Or poserai per sempre,

Stanco mio cor. Perì l'inganno estremo,

Ch'eterno io mi credei. Perì. Ben sento,

In noi di cari inganni,

Non che la speme, il desiderio è spento.

Posa per sempre. Assai

Palpitasti. Non val cosa nessuna

I moti tuoi, nè di sospiri è degna

La terra. Amaro e noia

La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.

T'acqueta omai. Dispera

L'ultima volta. Al gener nostro il fato

Non donò che il morire. Omai disprezza

Te, la natura, il brutto

Poter che, ascoso, a comun danno impera,

E l'infinita vanità del tutto.

 

Da Barbara Garofani

Giuseppe Ungaretti, Il porto sepolto

Vi arriva il poeta

e poi torna alla luce con i suoi canti

e li disperde.

  

Di questa poesia

mi resta 

quel nulla

d'inesauribile segreto.

 

Da Paola Dobrilla

Maya Angelou, Still I Rise

You may write me down in history

With your bitter, twisted lies,

You may trod me in the very dirt

But still, like dust, I'll rise.

Does my sassiness upset you?

Why are you beset with gloom?

’Cause I walk like I've got oil wells

Pumping in my living room.

Just like moons and like suns,

With the certainty of tides,

Just like hopes springing high,

Still I'll rise.

Did you want to see me broken?

Bowed head and lowered eyes?

Shoulders falling down like teardrops,

Weakened by my soulful cries?

Does my haughtiness offend you?

Don't you take it awful hard

’Cause I laugh like I've got gold mines

Diggin’ in my own backyard.

You may shoot me with your words,

You may cut me with your eyes,

You may kill me with your hatefulness,

But still, like air, I’ll rise.

Does my sexiness upset you?

Does it come as a surprise

That I dance like I've got diamonds

At the meeting of my thighs?

Out of the huts of history’s shame

I rise

Up from a past that’s rooted in pain

I rise

I'm a black ocean, leaping and wide,

Welling and swelling I bear in the tide.

Leaving behind nights of terror and fear

I rise

Into a daybreak that’s wondrously clear

I rise

Bringing the gifts that my ancestors gave,

I am the dream and the hope of the slave.

I rise

I rise

I rise.

 

Da Antonella De Luca

Wistawa Szymborska,  Accanto a un bicchiere di vino

Il tavolo è tavolo, il vino è vino

nel bicchiere che è un bicchiere

e sta lì dritto sul tavolo.

Io invece sono immaginaria,

incredibilmente immaginaria,

immaginaria fino al midollo.

 

Gli parlo di tutto ciò che vuole:

delle formiche morenti d’amore

sotto la costellazione del soffione.

Gli giuro che una rosa bianca,

se viene spruzzata di vino, canta.

 

Mi metto a ridere, inclino il capo

con prudenza, come per controllare

un’invenzione. E ballo, ballo

nella pelle stupita, nell’abbraccio

che mi crea.

 

Eva dalla costola, Venere dall’onda,

Minerva dalla testa di Giove

erano più reali.

Quando lui non mi guarda,

cerco la mia immagine

sul muro. E vedo solo

 un chiodo, senza il quadro. 

 

Da Antonella Barbiero

 Antonia Pozzi, Pudore

Se qualcuna delle mie povere parole 
ti piace
e tu me lo dici 
sia pur solo con gli occhi 
io mi spalanco 
in un riso beato 
ma tremo 
come una mamma piccola giovane 
che perfino arrossisce 
se un passante le dice 
che il suo bambino è bello
 

Da Donata Figarolo

Pier Paolo Pasolini, Profezia (1962)

Alì dagli Occhi Azzurri

uno dei tanti figli di figli,

scenderà da Algeri, su navi

a vela e a remi. Saranno

con lui migliaia di uomini

coi corpicini e gli occhi

di poveri cani dei padri

sulle barche varate nei Regni della Fame.

Porteranno con sé i bambini,

e il pane e il formaggio, nelle carte gialle

del Lunedì di Pasqua.

Porteranno le nonne e gli asini,

sulle triremi rubate ai porti coloniali.

 

Sbarcheranno a Crotone o a Palmi,

a milioni, vestiti di stracci,

asiatici, e di camice americane.

Subito i Calabresi diranno,

come malandrini a malandrini:

"Ecco i vecchi fratelli,

coi figli e il pane e formaggio!"

Da Crotone o Palmi saliranno

a Napoli, e da lì a Barcellona,

a Salonicco e a Marsiglia,

nelle Città della Malavita.

Anime e angeli, topi e pidocchi,

col germe della Storia Antica,

voleranno davanti alle willaye.[...]

 

Da Laura Righi

Marino Moretti, Rondini

Rondini, o voi dove andate

che par che il cielo v’ingoi?

O amiche rondini, fate

fate ch’io venga con voi.

Rondini, io getterò via

tutto ciò che amai, tutto ciò

ch’è inutil peso, terrò

soltanto l’anima mia.

Rondini, è certo che poi

senza l’ombra d’un pensiero

sarò leggero leggero

come il vento, come voi.

E tu taci, anima mia.

Mentre che scema la luce

andiamo dove ci conduce

questo volo, andiamo via.

 

Da Ilaria Tirloni

Fabio Pusterla, Le terre emerse (2009)

E poi qualcuno va, tutto è più vuoto.

Se ci ritroveremo, sarà per non conoscerci,

diversi nei millenni, nella storia

faticosa di tutti; e intanto arretrano

i ghiacciai, s’inghiotte il mare

lo stretto, ed il passaggio

è già troppo profondo, impronunciabile,

sepolto nel passato il tuo viaggio. Se ci ritroveremo

non ci sarà memoria per me, insetto,

per te, fatto farfalla tropicale.

D’altra parte, lo sai, non ci vedremo

più. Nessun colombo verrà, nessuna pista

a ricucire lo strappo, la deriva

di morte.

 

Da Andrea Doveri

Nazim Hikmet, Alla vita 

La vita non è uno scherzo.

Prendila sul serio

ma sul serio a tal punto

che messo contro un muro, ad esempio, le mani legate,

o dentro un laboratorio

col camice bianco e grandi occhiali,

tu muoia affinché vivano gli uomini

gli uomini di cui non conoscerai la faccia,

e morrai sapendo

che nulla è più bello, più vero della vita.

 

Da Arianna Scaglia

Vasco Rossi, Sally

Sally cammina per la strada senza nemmeno 

Guardare per terra

Sally è una donna che non ha più voglia

Di fare la guerra

Sally ha patito troppo

Sally ha già visto che cosa

Ti può crollare addosso

Sally è già stata punita

Per ogni sua distrazione o debolezza

Per ogni candida carezza

Data per non sentire l'amarezza

[...]

Sono lontani quei momenti

Quando uno sguardo provocava turbamenti

Quando la vita era più facile

E si potevano mangiare anche le fragole

Perché la vita è un brivido che vola via

È tutto un equilibrio sopra la follia

Senti che fuori piove

Senti che bel rumore
 
[...]
 
Forse la vita non è stata tutta persa 

Forse qualcosa s'è salvato

Forse davvero non è stato poi tutto sbagliato

Forse era giusto così

Forse ma, forse ma sì

Senti che fuori piove

 Senti che bel rumore

  

Da Anna Bianco

Erri de Luca, Considero valore

(da Opera sull’acqua e altre poesie, Einaudi, 2002)

Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca.

Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle.

Considero valore il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario,

la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano.

Considero valore quello che domani non varrà più niente

e quello che oggi vale ancora poco.

 

Considero valore tutte le ferite.

Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe,

tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi,

provare gratitudine senza ricordare di che.

 

Considero valore sapere in una stanza dov’è il nord,

qual è il nome del vento che sta asciugando il bucato.

Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca,

la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.

 

Considero valore l’uso del verbo amare e l’ipotesi che esista un creatore.

Molti di questi valori non ho conosciuto.

 

Da Antonella Mantovani

Anonimo - Memoriali bolognesi

Partite amore adeo

XIII

Pàrtite, amore, adeo,

ché tropo ce se' stato:

lo maitino è sonato,

zorno me par che sia.

 

Pàrtite, amor, adeo;

che non fossi trovata

in sí fina cellata

como nui semo stati:

or me bassa, oclo meo;

tosto sïa l'andata,

tenendo la tornata

como di 'namorati;

siché per speso usato

nostra zoglia renovi,

nostro stato non trovi

la mala celosia.

 

Pàrtite, amore, adeo,

e vane tostamente

ch'one toa cossa t'azo

pareclata in presente.

 

Da Maria Giovanna La Conte

Alcmane, Notturno

Dormono le cime dei monti e le gole

e le balze e le forre

e la selva e gli animali che nutre la terra scura

e le fiere montane e la stirpe delle api

e gli animali negli abissi del mare cangiante:

dormono le specie degli uccelli dalle ali distese

 

Da Simonetta Trevisan

Pablo Neruda, De las estrellas que admiré (XLVI)

De las estrellas que admiré, mojadas

Por ríos y rocíos diferentes,

Yo no escogí sino la que yo amaba

Y desde entonces duermo con la noche.

 

De la ola, una ola y otra ola,

Verde mar, verde frío, rama verde,

Yo no escogí sino una sola ola:

La ola indivisible de tu cuerpo.

 

Todas las gotas, todas las raíces,

Todos los hilos de la luz vinieron,

Me vinieron a ver tarde o temprano.

 

Yo quise para mí tu cabellera.

Y de todos los dones de mi patria

Sólo escogí tu corazón salvaje.

 

Delle stelle che ammirai, bagnate

da fiumi e da rugiade differenti,

io non scelsi che quella che amavo

e da allora dormo con la notte.

 

Dell'onda, un'onda e un'altra onda,

verde mare, verde fredo, ramo verde,

io non scelsi che una sola onda:

l'onda invisibile del tuo corpo.

 

Tutte le gocce, tutte le radici,

tutti i fili della luce vennero,

mi vennero a vedere presto o tardi.

 

Io volli per me la tua choima.

E di tutti i doni della mia patria

solo scelsi il tuo cuore selvaggio.

 

Da Chiara Autilio

Eugenio Montale, I limoni

Ascoltami, i poeti laureati

si muovono soltanto fra le piante

dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.

lo, per me, amo le strade che riescono agli erbosi

fossi dove in pozzanghere

mezzo seccate agguantano i ragazzi

qualche sparuta anguilla:

le viuzze che seguono i ciglioni,

discendono tra i ciuffi delle canne

e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.

 

Meglio se le gazzarre degli uccelli

si spengono inghiottite dall'azzurro:

più chiaro si ascolta il sussurro

dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,

e i sensi di quest'odore

che non sa staccarsi da terra

e piove in petto una dolcezza inquieta.

Qui delle divertite passioni

per miracolo tace la guerra,

qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza

ed è l'odore dei limoni.

Vedi, in questi silenzi in cui le cose

s'abbandonano e sembrano vicine

a tradire il loro ultimo segreto,

talora ci si aspetta

di scoprire uno sbaglio di Natura,

il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,

il filo da disbrogliare che finalmente ci metta

nel mezzo di una verità.

Lo sguardo fruga d'intorno,

la mente indaga accorda disunisce

nel profumo che dilaga

quando il giorno piú languisce.

Sono i silenzi in cui si vede

in ogni ombra umana che si allontana

qualche disturbata Divinità.

Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo

nelle città rurnorose dove l'azzurro si mostra

soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.

La pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta

il tedio dell'inverno sulle case,

la luce si fa avara - amara l'anima.

Quando un giorno da un malchiuso portone

tra gli alberi di una corte

ci si mostrano i gialli dei limoni;

e il gelo dei cuore si sfa,

e in petto ci scrosciano

le loro canzoni

le trombe d'oro della solarità.

 

Da Roberta Vigone

Wistawa Szymborska, Un amore felice

Un amore felice. E' normale?

è serio? è utile?

Che se ne fa il mondo di due esseri

che non vedono il mondo?

Innalzati l'uno verso l'altro senza alcun merito,

i primi qualunque tra un milione, ma convinti

che doveva andare così - in premio di che? Di nulla;

la luce giunge da nessun luogo

perchè proprio su questi, e non su altri?

Ciò offende la giustizia? Si.

Ciò offende i principi accumulati con cura?

Butta giù la morale dal piedistallo? Si, infrange e butta giù.

Guardate i due felici:

se almeno dissimulassero un pò,

si fingessero depressi, confortando così gli amici!

Sentite come ridono - è un insulto.

In che lingua parlano - comprensibile all'apparenza.

E tutte quelle loro cerimonie, smancerie,

quei bizzarri doveri reciproci che s'inventano

sembra un complotto contro l'umanità!

E' difficile immaginare dove si finirebbe

se il loro esempio fosse imitabile.

Su cosa potrebbero contare religioni, poesie,

di che ci si ricorderebbe, a che si rinuncerebbe,

chi vorrebbe restare più nel cerchio?

Un amore felice. Ma è necessario?

Il tatto e la ragione impongono di tacerne

come d'uno scandalo nelle alte sfere della Vita.

Magnifici pargoli nascono senza il suo aiuto.

Mai e poi mai riuscirebbe a popolare la terra,

capita, in fondo, di rado.

Chi non conosce l'amore felice

dica pure che in nessun luogo esiste l'amore felice.

Con tale fede gli sarà più lieve vivere e morire.

 

Da Raffaele Chiarolanza

Giuseppe Ungaretti, Allegria di naufragi

E subito riprende

il viaggio

come

dopo il naufragio

un superstite

lupo di mare

 

Da Maria Luisa Brunero

Eugenio Montale, Primavera hitleriana (vv.33-37)

....Guarda ancora

in alto, Clizia, è la tua sorte, tu

che il non mutato amor mutata serbi,

fino a che il cieco sole che in te porti

si abbácini nell'Altro e si distrugga

in Lui, per tutti.

 

Da Gabriella Sabatini

Fabrizio De Andrè, Ave Maria

 
E te ne vai, Maria, fra l'altra gente

che si raccoglie intorno al tuo passare,

siepe di sguardi che non fanno male

nella stagione di essere madre.

Sai che fra un'ora forse piangerai

poi la tua mano nasconderà un sorriso:

gioia e dolore hanno il confine incerto

nella stagione che illumina il viso.

 
Ave Maria, adesso che sei donna,

ave alle donne come te, Maria,

femmine un giorno per un nuovo amore

povero o ricco, umile o Messia.

Femmine un giorno e poi madri per sempre

nella stagione che stagioni non sente.

 

Da Francesco Brucoli

Charles Baudelaire, Lo straniero (da Le Spleen de Paris)

"Dimmi, enigmatico uomo, chi ami di più? tuo padre, tua madre, tua sorella o tuo fratello?"

"Non ho né padre, né madre, né sorella, né fratello".

"I tuoi amici?"

"Usate una parola il cui senso mi è rimasto fino ad oggi sconosciuto".

"La patria?"

"Non so sotto quale latitudine si trovi".

-"La bellezza"?

"L'amerei volentieri, ma dea e immortale".

"L'oro"?

"Lo odio come voi odiate Dio".

"Ma allora che cosa ami, meraviglioso straniero"?

"Amo le nuvole... Le nuvole che passano... laggiù... Le meravigliose nuvole!"

 

Da Claudia Lucca

Eugenio Montale, Piccolo testamento

Questo che a notte balugina

nella calotta del mio pensiero,

traccia madreperlacea di lumaca

o smeriglio di vetro calpestato,

non è lume di chiesa o d'officina

che alimenti

chierico rosso, o nero.

Solo quest'iride posso

lasciarti a testimonianza

d'una fede che fu combattuta,

d'una speranza che bruciò più lenta

di un duro ceppo nel focolare.

Conservane la cipria nello specchietto

quando spenta ogni lampada

la sardana si farà infernale

e un ombroso Lucifero scenderà su una prora

del Tamigi, dell'Hudson, della Senna

scuotendo l'ali di bitume semi-

mozze dalla fatica, a dirti: è l'ora.

Non è un'eredità, un portafortuna

che può reggere all'urto dei monsoni

sul fil di ragno della memoria,

ma una storia non dura che nella cenere

e persistenza è solo l'estinzione.

Giusto era il segno: chi l'ha ravvisato

non può fallire nel ritrovarti.

Ognuno riconosce i suoi: l'orgoglio

non era fuga, l'umiltà non era

vile, il tenue bagliore strofinato

laggiù non era quello di un fiammifero.

 

Da Steave Selvaduray

Gianni Rodari, L'avventura dello zero

C'era una volta

un povero Zero

tondo come un o,

tanto buono ma però

contava proprio zero e

nessuno

lo voleva in compagnia.

Una volta per caso

trovò il numero Uno

di cattivo umore perché

non riusciva a contare

fino a tre.

Vedendolo così nero

il piccolo Zero,

si fece coraggio,

sulla sua macchina

gli offerse un passaggio;

schiacciò l'acceleratore,

fiero assai dell'onore

di avere a bordo

un simile personaggio.

D'un tratto chi si vede

fermo sul marciapiede?

Il signor Tre

che si leva il cappello

e fa un inchino

fino al tombino...

e poi, per Giove

il Sette, l'Otto, il Nove

che fanno lo stesso.

Ma cosa era successo?

Che l'Uno e lo Zero

seduti vicini,

uno qua l'altro là

formavano un gran Dieci:

nientemeno, un'autorità!

Da quel giorno lo Zero

fu molto rispettato,

anzi da tutti i numeri

ricercato e corteggiato:

gli cedevano la destra

con zelo e premura

(di tenerlo a sinistra

avevano paura),

gli pagavano il cinema,

per il piccolo Zero

fu la felicità.

 

Da Ada Balbi

Emily Dickinson, Hope

“Hope” is the thing with feathers -

That perches in the soul -

And sings the tune without the words -

And never stops - at all -

And sweetest - in the Gale - is heard -

And sore must be the storm -

That could abash the little Bird

That kept so many warm -

I’ve heard it in the chillest land -

And on the strangest Sea -

Yet - never - in Extremity,

It asked a crumb - of me.

 

Da Cristiano Domenichelli

Toti Scialoja, dalla raccolta Quando la talpa vuol ballare il tango

1

Il sogno segreto

dei corvi di Orvieto

è mettere a morte

i corvi di Orte.

2

Ahi, la vespa

Com'è pesta!

Era vispa,

non fu lesta.

3

Una zanzara di Zanzibàr

andava a zonzo, entrò in un bar,

«Zuzzerellona!» le disse un tal

«mastica zenzero se hai mal di mar».

 

Da Paola Saini

Alda Merini, Ti ho mandato un messaggio

Ti ho mandato un messaggio antico,

un messaggio di amore chiuso

(o tu, nuvoletta leggera,

apriti al pianto infine).

Ho blandito ogni mia notte

ma tu eri l’unica stella

che cantavi una musica felice

(o tu nuvoletta leggera

scostati dal creato

ch’io veda infine il sole!).

 

Da Gabriella Corsini

Dante Alighieri, Purgatorio, VIII, 1-6

Era già l'ora che volge il disio

ai navicanti e 'ntenerisce il core

lo dì c'han detto ai dolci amici addio;

 

e che lo novo peregrin d'amore

punge, se ode squilla di lontano

che paia il giorno pianger che si more; [...]

 

Da Cettina Mondello

Konstantinos Kavafis, Itaca

trad. F. M. Pontani (1961) 

Se per Itaca volgi il tuo viaggio,

fa voti che ti sia lunga la via,

e colma di vicende e conoscenze.

Non temere i Lestrigoni e i Ciclopi

o Poseidone incollerito: mai

troverai tali mostri sulla via,

se resta il tuo pensiero alto e squisita

è l'emozione che ci tocca il cuore

e il corpo. Né Lestrigoni o Ciclopi

né Poseidone asprigno incontrerai,

se non li rechi dentro, nel tuo cuore,

se non li drizza il cuore innanzi a te.

Fa voti che ti sia lunga la via.

E siano tanti i mattini d'estate

che ti vedano entrare (e con che gioia

allegra) in porti sconosciuti prima.

Fa scalo negli empori dei Fenici

per acquistare bella mercanzia,

madrepore e coralli, ebani e ambre,

voluttuosi aromi d'ogni sorta,

quanti più puoi voluttuosi aromi.

Recati in molte città dell'Egitto,

a imparare dai sapienti.

Itaca tieni sempre nella mente.

La tua sorte ti segna a quell'approdo.

Ma non precipitare il tuo viaggio.

Meglio che duri molti anni, che vecchio

tu finalmente attracchi all'isoletta,

ricco di quanto guadagnasti in via,

senza aspettare che ti dia ricchezze.

Itaca t'ha donato il bel viaggio.

Senza di lei non ti mettevi in via.

Nulla ha da darti più.

E se la ritrovi povera, Itaca non t'ha illuso.

Reduce così saggio, così esperto,

avrai capito che vuol dire un'Itaca.

 

Da Dario Coppola

Arthur Rimbaud, Voyelles (Vocali)

A noir, E blanc, I rouge, U vert, O bleu: voyelles,

je dirai quelque jour vos naissances latentes:

A, noir corset velu des mouches éclatantes

qui bombinent autour des puanteurs cruelles,

golfes d’ombre; E, candeurs des vapeurs et des tentes,

lances des glaciers fiers, rois blancs, frissons d’ombelles;      

I, pourpres, sang craché, rire des lèvres belles

dans la colère ou les ivresses pénitentes;

U, cycles, vibrements divins des mers virides,

paix des pâtis semés d’animaux, paix des rides

que l’alchimie imprime aux grands fronts studieux; 

O, suprême Clairon plein des strideurs étranges,

silences traversés des Mondes et des Anges:

- O l’Oméga, rayon violet de Ses Yeux!

 

A nera, E bianca, I rossa, U verde, O blu: vocali,

Io dirò un giorno le vostre nascite latenti:

A, nero corsetto villoso di mosche splendenti

Che ronzano intorno a crudeli fetori,

Golfi d'ombra; E, candori di vapori e tende,

Lance di fieri ghiacciai, bianchi re, brividi d'umbelle;

I, porpora, sangue sputato, risata di belle labbra

Nella collera o nelle ubriachezze penitenti;

U, cicli, vibrazioni divine dei verdi mari,

Pace di pascoli seminati d'animali, pace di rughe

Che l'alchimia imprime nelle ampie fronti studiose;

O, suprema Tromba piena di strani stridori,

Silenzi attraversati da Angeli e Mondi:

- O l'Omega, raggio viola dei suoi Occhi!

 

Da Carla Pagliero

Wistawa Szymborska, Ad alcuni piace la poesia

Ad alcuni –

cioè non a tutti.

E neppure alla maggioranza, ma alla minoranza.

Senza contare le scuole, dove è un obbligo,

e i poeti stessi,

ce ne saranno forse due su mille.

Piace –

ma piace anche la pasta in brodo,

piacciono i complimenti e il colore azzurro,

piace una vecchia sciarpa,

piace averla vinta,

piace accarezzare un cane.

La poesia –

ma cos’è mai la poesia?

Più d’una risposta incerta

è stata già data in proposito.

Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo

Come alla salvezza di un corrimano.

Con uno sguardo mi ha resa più bella,

e io questa bellezza l’ho fatta mia.

Felice, ho inghiottito una stella.

Ho lasciato che mi immaginasse

a somiglianza del mio riflesso

nei suoi occhi. Io ballo, io ballo

nel battito di ali improvvise.

 

Da Barbara Duretto

Salvatore Quasimodo, Vento a Tindari

Tindari, mite ti so

Fra larghi colli pensile sull’acque

Delle isole dolci del dio,

oggi m’assali

e ti chini in cuore.

Salgo vertici aerei precipizi,

assorto al vento dei pini,

e la brigata che lieve m’accompagna

s’allontana nell’aria,

onda di suoni e amore,

e tu mi prendi

da cui male mi trassi

e paure d’ombre e di silenzi,

rifugi di dolcezze un tempo assidue

e morte d’anima

A te ignota è la terra

Ove ogni giorno affondo

E segrete sillabe nutro:

altra luce ti sfoglia sopra i vetri

nella veste notturna,

e gioia non mia riposa

sul tuo grembo.

Aspro è l’esilio,

e la ricerca che chiudevo in te

d’armonia oggi si muta

in ansia precoce di morire;

e ogni amore è schermo alla tristezza,

tacito passo al buio

dove mi hai posto

amaro pane a rompere.

Tindari serena torna;

soave amico mi desta

che mi sporga nel cielo da una rupe

e io fingo timore a chi non sa

che vento profondo m’ha cercato.

 

Da  Annamaria Strusi

Rocco Scotellaro, È fatto giorno

È fatto giorno, siamo entrati in giuoco anche noi

con i panni e le scarpe e le facce che avevamo.

Le lepri si sono ritirate e i galli cantano,

ritorna la faccia di mia madre al focolare.

...e un omaggio alla lingua "del cuore" 

Eduardo De Filippo, Si t'o sapesse dicere 

Ah… si putesse dicere

chello c’ ‘o core dice;

quanto sarria felice

si t’ ‘o sapesse dì!

E si putisse sèntere

chello c’ ‘o core sente,

dicisse: «Eternamente

voglio restà cu te!»

Ma ‘o core sape scrivere?

‘O core è analfabeta,

è comm’a nu pùeta

ca nun sape cantà.

Se mbroglia… sposta ‘e vvirgule…

nu punto ammirativo…

mette nu congiuntivo

addò nun nce ‘adda stà…

E tu c’ ‘o staje a ssèntere

te mbruoglie appriess’ a isso,

comme succede spisso…

E addio Felicità!  

 

Da Daria Migliorino

Anacreonte, Frammenti

Fanciullo che hai lo sguardo di fanciulla,

io ti cerco,  e tu non m’ascolti;

non sai che tu reggi le briglie

dell’anima mia.

 Simonide  (Fr.521 P)

Tu che sei uomo non dire mai

Ciò che sarà domani,

né se vedi un altro felice

per quanto tempo lo sarà:

neppure così veloce

il volo della mosca ad ali tese.

 

Da Patrizia Silvestrin

Giovanni Pascoli, Il gelsomino notturno

E s'aprono i fiori notturni

nell'ora che penso a' miei cari.

Sono apparse in mezzo ai viburni

le farfalle crepuscolari.

     Da un pezzo si tacquero i gridi:

     là sola una casa bisbiglia.

     Sotto l'ali dormono i nidi,

     come gli occhi sotto le ciglia.

Dai calici aperti si esala

 l'odore di fragole rosse.

Splende un lume là nella sala.

Nasce l'erba sopra le fosse.

     Un'ape tardiva sussurra

     trovando già prese le celle.

     La Chioccetta per l'aia azzurra

     va col suo pigolio di stelle. 

Per tutta la notte s'esala

l'odore che passa col vento.

Passa il lume su per la scala;

brilla al primo piano: s'è spento...

     È l'alba: si chiudono i petali

     un poco gualciti; si cova,

     dentro l'urna molle e segreta,

     non so che felicità nuova.

 

Da Federica Piazzolla

Lucio Dalla, L'anno che verrà

Caro amico ti scrivo 

Così mi distraggo un po'

E siccome sei molto lontano

Più forte ti scriverò

Da quando sei partito 

C'è una grossa novità

L'anno vecchio è finito ormai

Ma qualcosa ancora qui non va

 

Si esce poco la sera 

Compreso quando è festa

E c'è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra

E si sta senza parlare per intere settimane

E a quelli che hanno niente da dire del tempo ne rimane

 

Ma la televisione ha detto che il nuovo anno

 Porterà una trasformazione

E tutti quanti stiamo già aspettando

Sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno

Ogni Cristo scenderà dalla croce

E anche gli uccelli faranno ritorno

Ci sarà da mangiare e luce tutto l'anno

Anche i muti potranno parlare

Mentre i sordi già lo fanno

E si farà l'amore ognuno come gli va 

Anche i preti potranno sposarsi

Ma soltanto a un a certa età

E senza grandi disturbi qualcuno sparirà

Saranno forse i troppi furbi

E i cretini di ogni età

 

Vedi caro amico cosa ti scrivo e ti dico 

E come sono contento di essere qui in questo momento

Vedi caro amico cosa si deve inventare

Per poter riderci sopra

Per continuare a sperare

E se quest'anno poi passasse in un istante 

Vedi amico mio come diventa importante

Che in questo istante ci sia anch'io

 

L'anno che sta arrivando tra un anno passerà

Io mi sto preparando

È questa la novità

 

Da Ida Montaretto

Arthur Rimbaud, L’Éternité

Elle est retrouvée.

Quoi? – L’Éternité.

C’est la mer allée

Avec le soleil.

 

Da Anna Maria Strumia

Hilde Domin, Salva nos

1

Oggi noi chiamiamo

oggi noi diamo un nome.

Una voce

che dice una parola

l'accaduto

con quel poco d'aria che ci sale

con nient'altro che il nostro respiro

modellando vocali e consonanti

fino a una parola

a un nome

si addomestica

l'inaddomesticabile

si costringe

quanto dura un battito del cuore

ad essere nostra cosa.

2

Questa è la nostra libertà

dando i nomi giusti

senza paura

con la piccola voce

chiamandosi l'un l'altro

con la piccola voce

chiamare per nome ciò che divora

con nient'altro che il nostro respiro

salva nos ex ore leonis

tenere aperte le fauci

in cui abitare

non è nostra scelta. 

(da 'Hier', 1964 - Traduzione di Daniela Maurizi)

 

Da Tiziana Scarzella

Dante Alighieri, Inferno, II, 88-90

Temer si dee di sole quelle cose 

c’hanno potenza di fare altrui male; 

de l’altre no, ché non son paurose.    

  

Da Alessandro Pirrone

Ugo Foscolo, Alla sera

Forse perché della fatal quïete

Tu sei l'imago a me sì cara vieni

O sera! E quando ti corteggian liete

Le nubi estive e i zeffiri sereni,

 

E quando dal nevoso aere inquïete

Tenebre e lunghe all'universo meni

Sempre scendi invocata, e le secrete

Vie del mio cor soavemente tieni.

 

Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme

che vanno al nulla eterno; e intanto fugge

questo reo tempo, e van con lui le torme

 

Delle cure onde meco egli si strugge;

e mentre io guardo la tua pace, dorme

Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.

 

Da Emanuela Margiotta

Gianni Rodari, Speranza

Se io avessi una botteguccia

fatta di una sola stanza

vorrei mettermi a vendere

sai cosa? La speranza.

 

"Speranza a buon mercato!"

Per un soldo ne darei

ad un solo cliente

quanto basta per sei.

 

E alla povera gente

che non ha da campare

darei tutta la mia speranza

senza fargliela pagare.

 

Trilussa, Er somaro e el leone

Un Somaro diceva: — Anticamente,

quanno nun c'era la democrazzia,

la classe nostra nun valeva gnente.

Mi' nonno, infatti, per avé raggione

se coprì co' la pelle d'un Leone

e fu trattato rispettosamente.

— So' cambiati li tempi, amico caro:

— fece el Leone — ormai la pelle mia

nun serve più nemmeno da riparo.

Oggi, purtroppo, ho perso l'infruenza,

e ogni tanto so' io che pe' prudenza

me copro co' la pelle de somaro!

 

Da Luigi Casale

...una dichiarazione d'amore inaspettata

Kobe Bryant, Dear Basketball

Caro basket,

dal momento in cui ho cominciato ad arrotolare i calzini di mio padre

e a lanciare immaginari tiri della vittoria nel Great Western Forum

ho saputo che una cosa era reale:

mi ero innamorato di te

Un amore così profondo che ti ho dato tutto

dalla mia mente al mio corpo

dal mio spirito alla mia anima.

Da bambino di 6 anni

profondamente innamorato di te

non ho mai visto la fine del tunnel.

Vedevo solo me stesso

correre fuori da uno.

E quindi ho corso.

Ho corso su e giù per ogni parquet

dietro ad ogni palla persa per te.

Hai chiesto il mio impegno

ti ho dato il mio cuore

perché c’era tanto altro dietro.

Ho giocato nonostante il sudore e il dolore

non per vincere una sfida

ma perché TU mi avevi chiamato.

Ho fatto tutto per TE

perché è quello che fai

quando qualcuno ti fa sentire vivo

come tu mi hai fatto sentire.

Hai fatto vivere a un bambino di 6 anni il suo sogno di essere uno dei Lakers

e per questo ti amerò per sempre.

Ma non posso amarti più con la stessa ossessione.

Questa stagione è tutto quello che mi resta.

Il mio cuore può sopportare la battaglia

la mia mente può gestire la fatica

ma il mio corpo sa che è ora di dire addio.

E va bene.

Sono pronto a lasciarti andare.

E voglio che tu lo sappia

così entrambi possiamo assaporare ogni momento che ci rimane insieme.

I momenti buoni e quelli meno buoni.

Ci siamo dati entrambi tutto quello che avevamo.

E sappiamo entrambi, indipendentemente da cosa farò,

che rimarrò per sempre quel bambino

con i calzini arrotolati

bidone della spazzatura nell’angolo

5 secondi da giocare.

Palla tra le mie mani.

5… 4… 3… 2… 1…

Ti amerò per sempre,

Kobe