La nostra storia

ALL’INIZIO DELLA NOSTRA STORIA:

I PRIMI TRENT’ANNI DEL “GALILEO FERRARIS”

(1924-1955)

 

Articolo di GIACOMO OSELLA (ex-Preside del Liceo Scientifico “Galileo Ferraris”) tratto dalla Rivista «Torino», febbraio 1956, pp. 6-9.

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     II Liceo scientifico è una creazione del Ministro Gentile ed è nato nel 1923 dalla fusione del Liceo moderno con la sezione fisico-matematica degli Istituti tecnici, in forza della legge 6 maggio 1923 N. 1054, art. 60-64, e del R.D. 26 giugno 1923 N. 1413, art. 32. La necessità di tale tipo di scuola per un centro come Torino, sede di uno dei più importanti politecnici d'Italia e città prevalentemente industriale, fu subito sentita, e la Deputazione provinciale di Torino si dichiarò favorevole a tale Istituzione con deliberazione in data 30 agosto 1923, e con successive deliberazioni ratificate dal Consiglio Provinciale ne assunse tutti gli oneri stabiliti. Quindi il Ministero della Pubblica Istruzione con R. D. 9 settembre 1923 N. 1915 istituì, a decorrere dal 1° ottobre, il Liceo scientifico di Torino, il quale dal 9 marzo 1924, in forza di un decreto in pari data, che accoglieva i voti del Consiglio dei professori, del Provveditore agli studi e della Deputazione provinciale, si intitolò al nome glorioso e beneaugurante di Galileo Ferraris (1)

     Quanto alla sede ereditò quella, veramente magnifica e soddisfacente sotto ogni riguardo, della soppressa R. Scuola normale «Margherita di Savoia» in Via Davide Bertolotti, di fronte alla Casa dei Lavoratori, ma nell'ottobre 1926 si trasferì nei locali, appositamente costruiti per esso dal Municipio, un'ala del grande edificio scolastico di Via Verdi, angolo Via Sant'Ottavio, che ospitava pure il R. Liceo Ginnasio « Gioberti » e la R. Scuola complementare «Lagrange ». Erano locali decorosi e adatti, e il Liceo scientifico vi si è trovato bene per molti anni, cioè finché ebbe solo due corsi con otto classi in tutto; ma quando, per l'aumento della popolazione scolastica, si dovette aggiungere un terzo corso, cominciò a trovarsi a disagio. Pertanto fin dal 1938 si dovettero iniziare le richieste di nuovi locali alla Amministrazione provinciale anche per l'Istituto tecnico «Sommeiller»,la quale fu pronta ad accoglierle e, avute le opportune informazioni relative alle esigenze delle due scuole, pose, in corso Duca degli Abruzzi, le fondamenta del nuovo edificio che doveva servire per entrambi. Ma gli eventi bellici ne fecero sospendere l'esecuzione. Intanto il Liceo scientifico era continuato a crescere, cosicché al terzo corso si era dovuto aggiungerne un quarto. Ma con la guerra, in seguito allo sfollamento, la popolazione scolastica incominciò a diminuire, anzi anche il Liceo scientifico dovette lasciare i suoi locali danneggiati dai bombardamenti e trasferirsi nei locali del Liceo «Massimo d'Azeglio» in Via Parini 8, dove rimase negli anni scolastici 1943-44 e 1944-45. Però, appena fu possibile, cioè nell'estate 1945, fu riportato nella sua vecchia sede di Via Sant'Ottavio, riattata come allora si poteva. Tuttavia la popolazione scolastica crebbe a ottocentosettantasei alunni, sì da rendere necessari due nuovi corsi, e, poiché intanto era stata istituita la classe di collegamento, le classi diventarono trenta e più. Avendo il Liceo scientifico sole dieci aule disponibili per le classi, se ne dovettero mutuare cinque dall'adiacente Liceo «Gioberti» per potere, sia pure in due turni, ospitare tutte le classi. Naturalmente da allora vennero intensificate le richieste al Provveditorato agli Studi e all'Amministrazione provinciale per avere nuovi locali. Si era ripresa la costruzione dell'edificio in corso Duca degli Abruzzi, ma soltanto per l'Istituto tecnico «Sommeiller». Però in un secondo tempo, per deliberazione unanime del Consiglio Provinciale in data 30 giugno 1952, il Liceo scientifico fu ammesso ad avere una parte dei locali, anzi, per geniale proposta del professor Giuseppe Grosso, fu costruita appositamente per esso una nuova ala.

     Ecco come dopo oltre un trentennio dalla fondazione del Liceo l'Istituto si trova finalmente in sede propria adeguata. Qui nulla di superfluo, ma tutto il necessario. Ci sono trenta aule per le trenta classi, oltre alle aule speciali, che sono due per la fisica e due per le scienze (di cui una a gradoni per la fisica euna per le scienze) e due per il disegno, con i rispettivi gabinetti di fisica e di scienze dotati di impianti moderni, una bella sala per la biblioteca (che è il cuore della scuola) con annessa sala di lettura, un'ampia sala per i professori, una per le udienze alle famiglie, una sala per la presidenza e due per la segreteria, infine due palestre, di cui una adatta anche a sala per conferenze: il tutto largamente dotato di arredi e attrezzi bene appropriati. Insomma, una sede che soddisfa le esigenze del Liceo scientifico quale è oggi. La bella sede di oggi non deve però far dimenticare la vecchia sede, come neppure sono dimenticati professori e alunni che là ci furono compagni in tante vicende. Anzitutto i nostri Caduti: essi sono ancora e saranno sempre con noi. Fin dal 1926 vennero raccolte con religiosa cura le loro memorie e si cercarono notizie di tutti con la valida cooperazione della Vicepreside professoressa Frida Grosso, e i loro nomi sono ricordati in una lapide. Un vero artista, lo scultore Giuseppe Tarantino, in un basso-rilievo in bronzo sormontante la lapide, interpretando il sacrificio dei Caduti, ha raffigurato, secondo il suo stile, in forme allungate e semplici che arieggiano la scultura romanica, Gesù che sale al Calvario portando sulle spalle la Croce. Egli sale l'erta del Calvario con passo lungo e calmo e il volto atteggiato ad una dolorosa ma consapevole rassegnazione. Al di sopra di Lui si incontrano le linee delle lance e della Croce, dando impressione di movimento. Lo seguono due sole figure, una pia donna e un uomo che rappresentano il dolore, portandosi le mani al volto con atteggiamento appropriato ad entrambi; lo seguono due soldati, dei quali uno sembra alzare la sferza per colpire, ed è simbolo di crudeltà, mentre l'altro pare distogliere lo sguardo, impietosito. Anche i Caduti hanno portato la Croce fino al sacrificio, accompagnati da crudeltà e da pietà, ma seguiti dal rimpianto dei buoni e forse dal pentimento dei persecutori. In onore dei Caduti sono anche state istituite due borse di studio, una intitolata al nome del martire Bruno Caccia, l'altra al nome della medaglia d'oro Ettore Ruocco.

     Non è il caso qui rievocare le vicende dolorose e gloriose dei numerosi Caduti, le quali sono registrate nell'Annuario del Liceo, ma è opportuno citare almeno i nomi con qualche accenno. Ecco i nomi dei Caduti in guerra o per cause dipendenti dalla guerra: Adelchi Ariolfo, caduto sul fronte russo, medaglia di bronzo; Riccardo Boccassino, caduto in Tunisia; Edoardo Càlvari Winter, caduto nell'Africa Orientale, medaglia d'argento; Vittorio Emanuele Conti, ucciso dallo scoppio di un ordigno esplosivo, mentre compieva l'opera umanitaria di raccolta; Luigi Cremasco, scomparso a Pola; Roberto Dàrdano, caduto nel Mar Rosso, medaglia di bronzo; Alessandro De Santis, scomparso nell'Atlantico; FrancescoDulio, ucciso in Croazia mentre trasportava un ferito; Lorenzo Elia, vittima di un bombardamento; Adriano Fidora, deceduto in guerra, del quale non si hanno altre notizie;Ezio Filogamo, caduto sul fronte russo, medaglia di bronzo. Guido Lux, caduto nel cielo del Mediterraneo, medaglia d'argento; Andrea Macario, morto in Russia per malattia ivi contratta; Ettore Matté, caduto sul fronte greco, medaglia di bronzo; Sergio Maurer, caduco nel cielo di Furna in Tunisia; Giuseppe Moriondo, morto in un attacco aereo in Francia;Giorgio Cosimo Mussino, figlio del noto pittore, ucciso nel Veneto dallo scoppio di un ordigno, mentre attendeva alla ricostruzione di un ponte; Guglielmo Priorini, caduto nel cielo del Mediterraneo orientale, medaglia d'argento; Mario Tovo, caduto in combattimento nel Mediterraneo e decorato con tre medaglie al valor militare; Mario Trigari, ucciso inSpagna mentre medicava i feriti, medaglia d'argento. Poi vengono, in ordine di tempo, i Caduti nella guerra di liberazione: Sergio Ajmo, partigiano caduto in combattimento, medaglia d'argento; Franco Mario Alice, vittima di un tragico errore, il 25 luglio 1945, Aldo Bargiacchi, caduto in combattimento il 30 aprile 1945, quando era ancora alunno della terza classe liceale; Luciano Beltramo impiccato a Bousson di Cesana; Augusto Bobbio, caduto a Perletto al comando di una squadra di scorta a un carro di munizioni, medaglia d'argento; Giovanni Boggero, deportato in Germania e morto a Mauthausen; Giuseppe Bogiatto, partigiano della « Banda Gran Dubbione D. C. », fucilato a Pinasca; Bruno Caccia, deportato in Germania e gettato in un forno crematorio a Dachau; Romolo Augusto Carrera, caduto combattendo a Cantalupa; Carlo Alberto Casavecchia, caduto presso Centallo nell'adempimento di una pericolosa missione; Ernesto Cattaneo di Rovellasca, ucciso in un'imboscata a Zublena; Ettore Cesa, travolto dalla corrente del Sesia, mentre sfuggiva al rastrellamento; Mario Ceseri, morto per la libertà in circostanze a noi non note; Gian Carlo Chiarini, ucciso dai nemici a Vialfrè; Felice Cima, ucciso dalle SS tedesche a Condove, proposto per la medaglia d'argento; Mario Costa, figlio del poeta dialettale Nino Costa, caduto combattendo sul monte Génévris, medaglia d'argento; Mario Fiorioli, ucciso a tradimento a Torino, mentre trattava la resa di un gruppo nemico; Mario Magenta, caduto in combattimento a Perletto; Roggero Morando, caduto a Rocca Berton; Ettore Ruocco, eroico partigiano combattente, fucilato a Cairo Montenotte, medaglia d'oro; Carlo Verson, figlio del collega professor Adolfo Verson, e trucidato a Caluso. Questi nomi sono scolpiti nella lapide, e ogni giorno gli alunni, entrando nel Liceo, li avranno davanti agli occhi come esempio di abnegazione e di adempimento del dovere fino al sacrificio di sé. Abbiamo ricordato per primi, a titolo di onore, gli ex-alunni caduti, ma non abbiamo dimenticato neanche gli altri, anzi li abbiamo chiamati a raccolta, formando un albo degli ex-alunni con la loro carriera. Essi sono migliaia e molti di essi hanno raggiunto posti eminenti ed onorevoli, ma sono troppi per poterli ricordare tutti, il che abbiamo invece cercato di fare nell'albo pubblicato nell'Annuario di quest'anno. Se gli alunni sono stati migliaia, i professori sono stati centinaia. Parecchi non sono più e fra essi tre presidi. Il primo preside, Enrico De Michelis, uomo di gran cuore e di molta dottrina, libero docente di Etnografia generale nell'Università di Torino, fondò il Liceo scientifico, e, coadiuvato da valorosi insegnanti, incanalò la nuova scuola nel suo alveo, ma dopo tre anni passò al Liceo « Cavour » ; il secondo preside, Letterio di Francia, fu libero docente di letteratura italiana nell'Università di Torino e insigne cultore di letteratura popolare; il terzo, Martino Marseglia, rimase in carica pochi giorni, perché fu subito chiamato all'Ispettorato centrale a Roma. Oltre questi tre presidi, sono mancati parecchi professori: Emilio Artom, valoroso insegnante di matematica, del quale è nota la tragica vicenda familiare della perdita dei due figli; Federico Barbieri, elegante oratore e critico letterario; Carlo Calcaterra, già lustro dell'Università di Bologna; Giuseppe Rovero,cultore di studi storico-giuridici; Pietro Zavattaro, valente insegnante di tedesco, che, dopo essere stato collocato a riposo, veniva a chiederci il favore di lasciargli fare qualche ora di lezione; Giuseppina Carità, valente insegnante di inglese, mancata immaturamente l'estate scorsa; Bianca Maria Einaudi Colla, dignitosa e gentile figura di insegnante, mancata il 18 settembre dello scorso anno.

     Parecchi professori hanno lasciato il Liceo scientifico per limiti di età o per passare a cattedre universitarie o ad altri uffici. Tra i primi ricordo il teologo Mario Carena, fondatore della fiorente associazione degli ex-alunni del Liceo scientifico, della quale è presidente Giovanni Venturello, ex alunno del nostro Liceo e ora docente ordinario della facoltà di Matematica dell'Università di Bologna; Annibale Rigotti, geniale architetto;Carlotta Del Giudice Barolo, Editta Momigliano Crotti, valorose insegnanti, che educarono varie generazioni di alunni, ora stimati docenti e professionisti. Tra i secondi, che passarono cioè a cattedre universitarie, ricordo Barbara Allason, il cui figlio e nostro ex-allievo Carlo Wick, successore di Fermi all'Università di Roma, è ora docente nella più famosa Università di Fisica degli Stati Uniti; Guido Ascoli, il cui figlio Renato, pure ex allievo del nostro Liceo, è docente al Politecnico di Torino; Nino Valeri, che, già docente Universitario a Catania e Trieste, è ora stato chiamato all'Università di Roma; Felice Lovera, già senatore ed ora all'Ispettorato a Roma. Queste sono le tradizioni del nostro Liceo, che abbiamo portato con noi dalla vecchia sede e desideriamo continuare nella nuova, messa a nostra disposizione dall'Amministrazione provinciale di Torino, per merito specialmente del presidente Professor Giuseppe Grosso e dell'assessore ingegner Mario Actis Perinetti, ed apprestata con solerte lavoro dall'Ufficio tecnico, soprattutto dall'ingegnere capo Vittorio Tarizzo, e dalla sua valente collaboratrice ing. Laura Lange, con il prezioso aiuto e l'infaticabile attività del geometra cav. Giovanni Civra.

1 Galileo Ferraris nato a Livorno Vercellese il 30 ottobre 1847, fece i suoi studi a Torino laureandosi in ingegneria nel 1869. Entrato come assistente al nostro Museo Industriale (così si chiamava allora il Politecnico) si dedicò particolarmente allo studio delle correnti elettriche e dell'elettrotecnica. Era un appassionato di tali studi e si deve proprio a una sua intuizione, quasi una divinazione, il cosi detto lampo di genio, l’idea base che lo portò alla invenzione del campo magnetico rotante. Fu infatti nel 1865 che egli fece costruire dal suo meccanico le primedue bobine di filo conduttore, che dispose ad angolo retto inserendovi un cilindretto di rame. La comunicazione della sua invenzione venne data ufficialmente soltanto nel 1888. Oltre che come scienziato, Galileo Ferraris fu caratterizzato da una profonda bontà d'animo e da sentimenti e gusti artistici particolarmente delicati.