Manifestazione "Libriamoci"
Referente di Istituto: prof.ssa Claudia Lucca (2015-2021)
LIBRIAMOCI. GIORNATE DI LETTURA NELLE SCUOLE
Consulta: www.libriamociascuola.it
Iniziativa promossa dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT)– attraverso il Centro per il libro e la lettura - e dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) –Direzione generale per lo studente.
EDIZIONE 2020-2021
La settima edizione di Libriamoci. Giornate di lettura nelle scuole, anche in quest'anno straordinario, porterà dal 16 al 21 novembre 2020 la voce dei libri fra i ragazzi e le ragazze impegnati nella didattica a distanza.
Nel presente anno scolastico l’iniziativa Libriamoci (dal 16 al 21 novembre), in stretta alleanza con #ioleggoperchè si intensifica proponendo un tema istituzionale, Positivi alla lettura: «nell’anno in cui l’aggettivo “positivo” ha purtroppo assunto connotati contrari al suo significato, l’incoraggiamento è a mettere l’accento sui grandi benefici che derivano da una prolungata e più che raccomandata “esposizione” ai libri e agli incredibili mondi che contengono»
http://www.libriamociascuola.it
Nell’ambito di questa iniziativa e in quanto membro di Torino Rete Libri, il nostro Liceo, come negli scorsi anni, propone un incontro con un lettore di eccezione.
Progetto "Lettori di eccezione" 2020
Quest’anno è stato ospitato (in modalità a distanza) Farhad Bitani, autore de L’ultimo lenzuolo bianco, autobiografia pubblicata da Neri Pozza nel 2014, in cui racconta la vicenda di un uomo che ha vissuto la storia dell’Afghanistan, dal potere dei mujaheddin ai talebani fino al governo attuale. Farhad Bitani, residente in Italia dal 2004, socio fondatore del Global Afghan Forum, vicepresidente dell’associazione europea Hands for adoptions, dal 2012 si dedica alla promozione della pace, del dialogo interreligioso e interculturale. L’incontro con lo scrittore si è tenuto Venerdì 20 novembre 2020, dalle 9:00 alle 11:00 in videoconferenza su Zoom.
Farhad Bitani: dalla forza delle armi alla forza della penna
Esistono date che rimangono impresse nella vita di una ragazza o di un ragazzo di 15 anni. La data di oggi, 20 novembre 2020, è stata una di queste occasioni per una novantina di allievi della seconda superiore che, in occasione dell’edizione 2020 di Libriamoci hanno incontrato e ascoltato Farhad Bitani. L’autore dell’Ultimo lenzuolo bianco era oggi uno dei tanti rettangoli dello schermo, con una voce però ben più potente di qualunque altra. Bitani ha “letto”, raccontato, se stesso, la sua vicenda di uomo che ha conosciuto le varie fasi della storia dell’Afghanistan: nato nello stesso anno in cui saliva al governo Najibullah, ultimo presidente della Repubblica democratica dell’Afghanistan, ha conosciuto la violenza dei Mujaheddin e la brutalità dei Talebani. E non è stato un anonimo testimone di questa storia, poiché Farhad Bitani apparteneva all’èlite afghana, in quanto suo padre era un generale dell’esercito di Najibullah prima e dei Mujaheddin poi. Anche grazie a questa sua posizione, è arrivato in Italia nel 2004, inizialmente per seguire il padre nei suoi incarichi diplomatici e militari, quindi per studiare all’Accademia di Modena e alla Scuola di Applicazione Militare a Torino. Qui Farhad ha compreso quanto l’incontro col diverso possa cambiare una persona, in primo luogo perché è proprio aprendosi all’alterità che si conosce se stessi.
«Volevo diventare un combattente che imbracciava le armi con onore, che arrivava a casa dopo giorni di guerra, che aveva un seguito e una scorta. Non pensavo ai cattivi e ai buoni. C’era soltanto la vittoria». Questo il sogno del bambino Farhad, abituato ad assistere alla violenza. In una società in cui è abitudine vedere una ragazza di 12 anni violentata per strada dai mujaheddin, una donna in uno stadio colpita con pietre lanciatele addosso prima dal marito alla presenza delle figlie poi da una folla convinta che ogni lancio di pietra possa lavare un peccato, un ragazzino di 10 o 12 anni agghindato e truccato per il volgare divertimento degli adulti, in una società così animalesca è possibile scoprirsi uomini ed esserlo? Farhad Bitani è convinto che sia possibile perché così è stato nella sua storia.
«Nasciamo tutti con un cuore bianco» gli spiegava sua madre «poi reso nero dalla brutalità in cui siamo immersi, ma un punto bianco rimane sempre. Ed è questo punto bianco che bisogna dilatare per essere uomini». Farhad nella sua storia ha sperimentato che quel punto bianco si allarga quando si incontra la bellezza del diverso. Sono tanti «piccoli gesti umani» che fanno comprendere che nessuno è inutile e che non lo è neppure alcuna sofferenza vissuta, anzi l’autore afghano ha detto chiaramente ai ragazzi che gli domandavano come facesse ad avere così tanta forza che «proprio la violenza del passato è diventata la forza del presente».
E di forza Farhad ne ha davvero. Lui che all’inizio del suo libro spiega le ragioni per cui l’ha scritto: «Sono tante, forse troppe, le cose che ho visto nei primi trentatré anni di vita. Adesso le racconto. Ho lasciato le armi per impugnare la penna. Traccio i fatti senza addolcirli, senza velarli. Dopo aver vissuto l’infanzia, l’adolescenza e la prima giovinezza nell’ipocrisia, ho un tremendo bisogno di verità. Pronunciare la verità è un piccolo gesto, in fondo. La vera sfida è accettarla. E, ancor di più, accoglierla come propria storia personale».
Non è un piccolo gesto pronunciare la verità: un libro che denuncia gli interessi - anche occidentali - nascosti dietro le brutalità compiute in nome di un Dio che non ha nulla a che vedere con quello davvero presentato nel Corano porta con sé conseguenze drammatiche, come la condanna alla fatwa emessa nel 2012 contro Farhad Bitani dai capi religiosi del mondo islamico.
Eppure Farhad scrive. Desidera scrivere ora un nuovo libro, sulla “bellezza”, la bellezza dell’amore verso il diverso e del cambiamento. Eppure Farhad parla. Qui, oggi con noi, attraverso uno schermo, seduto sul sedile di una macchina che lo porta a un’intervista da rilasciare alla Rai, parla a ragazzi di 15 anni chiedendo loro di credere che sia possibile lavorare per la pace, impegnarsi per essa e diffonderla, per trasformare il «grumo nero» di dolore in un lenzuolo bianco di pace.
EDIZIONE 2018-2019
Progetto "Lettori di eccezione" 2018
Con Maurizio Maggi ad indagare l'animo umano attraverso i romanzi "del Male"
I novanta allievi che hanno incontrato Maurizio Maggi giovedì 25 ottobre hanno percorso un viaggio attraverso la scrittura e la vita. Nella sala docenti del Galfer la lettura ad alta voce ha toccato pagine tratte da Roseanna di Maj Sjowall (Mai Hoevall) e Per Wahloo (Pel Volè), Il silenzio degli innocenti di Tomas Harris, Orient di Christopher Bollen, Sangue e neve di Jo Nesbø, Articolo 353 del Codice penale di Tanguy Viel, Uomini e cani di Omar Di Monopoli, Sulla pelle di Gillian Flynn e La coda del diavolo, ultimo romanzo dello stesso Maurizio Maggi.
La scelta non è ricaduta su brani scontati, ma su testi che permettessero agli studenti di intravedere le diverse sfaccettature dei romanzi di crime story e di comprendere le modalità con cui si decide di condurre il lettore attraverso un’indagine della paura. Ispirandosi a Murder in a library, una mostra di qualche anno fa che raggruppava le crime stories, i “Romanzi del Male”, in tre grandi famiglie, a seconda della domanda cui tentassero di dare risposta, Maggi ha proposto alcuni passi tratti dai romanzi del CHI, del COME e del PERCHÉ.
Così un dialogo tratto da Roseanna è diventato l’occasione non solo per riflettere su grandi maestri di scrittura di dialoghi (come Scerbanenco) ma soprattutto sulle ragioni per cui un narratore decide di concentrarsi meno sulla vittima e più sull’assassino; la tensione della caccia tra gli indimenticabili Clarice e Gumb del Silenzio degli innocenti ha spinto gli ascoltatori a chiedersi se e come sia possibile che la giustizia ristabilisca l’ordine e le diverse letture proposte dai “romanzi del perché” hanno stimolato la riflessione sulla irriducibile complessità del reale. Rimarranno negli occhi e nelle menti dei ragazzi la straordinaria immagine di una Long Island trasformata nel corpo di una donna distesa nel porto di New York, l’ambientazione da film western nel moderno Salento di Omar Di Monopoli, in cui un’agave è intrecciata a un vecchio frigorifero, la descrizione dinamica con cui Cecile osserva il suo paese natale e ricorda la sua insegnante di pianoforte dall’alito che puzza di uovo, il monologo di Martial che mostra che non basta conoscere l’identità di un colpevole ma è necessario interrogarsi sulle profonde ragioni nascoste dietro ogni azione. Rimarrà in ciascuno la consapevolezza di aver riconosciuto le diverse modalità con cui possono prendere corpo le nostre paure. E soprattutto rimarrà il fascino dell’ultima lettura, quella tratta dal romanzo “La coda del diavolo”. Ascoltare uno scrittore che legge una pagina da lui creata è un’emozione unica: il personaggio acquista subito tridimensionalità, gli accenni ad una vicenda nascosta diventano curiosità, le parole risaltano come frutti di un pensiero e uno stile. “Quell’uomo ero io”, la frase conclusiva del brano letto, dopo il tempo vissuto insieme con lo scrittore, risuona come un’occasione per interrogarsi sulla complessità della persona e sul peso delle cicatrici lasciate da un’esistenza ruvida.
Così grazie a Maurizio Maggi la lettura ad alta voce è divenuta una strada da percorrere per comprendere come la scrittura illumini quanto altrimenti della vita rimarrebbe oscuro.
Gaia Rayneri: "dipende cosa intendi per letteratura"
L’incontro con Gaia Rayneri, nell’ambito delle iniziative di Libriamoci 2018, ha lasciato impresso nei presenti il desiderio di prendere in mano le proprie esperienze e “trasformarle in cose più potenti”, proprio come è capace di fare uno dei personaggi di Dipende cosa intendi per cattivo, ultimo romanzo della scrittrice. Venerdì 9 novembre 2018 un’ottantina di studenti di classi quarte e quinte ha intuito quanto sia difficile e appassionante il lavoro dello scrittore. Difficile, perché se un’opera letteraria – come Borges sostiene – contiene al suo interno gli stessi livelli di complessità del reale, allora lo scrittore da una parte deve adottare una prospettiva fatta di più livelli d’ingrandimento, dall’altra deve avere la capacità di penetrare se stesso – direbbe Primo Levi – di filtrare, cristallizzare e distillare il proprio mondo interiore. Appassionante, perché il metodo di scrittura che si utilizza, i personaggi che si creano, l’intreccio che si compone momento per momento nascono dal dialogo con i classici, i nostri antenati che amorevolmente hanno dedicato la vita al proprio lavoro letterario.
Grazie alle parole di Gaia Rayneri gli studenti hanno scoperto l’importanza di alcune tecniche narrative ed hanno ascoltato contemporaneamente la lettura ad alta voce di brani di diversi romanzi. I ragazzi hanno imparato a distinguere la voce del narratore inaffidabile, quella presente nel Giovane Holden di Salinger o nel Tamburo di latta di Grass e hanno così potuto meglio comprendere la scelta della scrittrice ospite di affidare a Giovanna, una semplice ragazzina, la narrazione dell’intensa e assurda vicenda della propria sorellina autistica, la dolce Pulce, protagonista del romanzo Pulce non c’è. Hanno potuto intuire quanto del kafkiano Processo si possa intravedere nell’ambiente soverchiante della comunità “Giorni felici” in cui Pulce è stata per un po’ rinchiusa e hanno compreso quanto sia difficile poter essere se stessi, al di là e nonostante la definizione che gli altri ci impongono.
Si sono divertiti nell’ascolto del difficilissimo ma intrigante gioco di fusione di lingue diverse operato da Gadda in Quer pasticciaccio brutto de via Merulana e hanno scoperto quali esiti nascano dall’accostamento di stile alto e basso. Quando leggeranno Dipende cosa intendi per cattivo, avranno gli strumenti per comprendere perché sia possibile "trovare l’arcobaleno nella spazzatura" o perché un profondo senso di nostalgia possa essere espresso da "un’orchestrina neuronale che prepara gran cassa e tamburi" e "da tre cuori" che "non hanno mai provato a battere insieme”. Passando attraverso essenziali letture o suggestioni da Gli anni di Annie Ernaux, Foto di gruppo con signora e Opinioni di un clown di Heinrich Böll, Libera nos a malo di Meneghello, Gaia Rayneri ha condotto gli allievi dove li voleva condurre fin dall’inizio del suo intervento, a scoprire che la caratteristica principale di uno scrittore, che si è impegnato a costruirsi come tale attraverso l’acquisizione di tecniche e il dialogo coi classici, è l’amore per quanto sta scrivendo.
E se è l’amore la qualità ultima dello scrittore allora si comprende perché leggendo ci si innamora delle «persone bidimensionali» (così li chiama Gaia Rayneri) che sono i libri; si capisce perché ci si innamora di una Pulce che «non c’è e non ci sarà mai…perché non è e non vuole essere come noi ce la immaginiamo», perché ci si innamora di una ragazza che invece di chiamarsi Costanza si sarebbe dovuta chiamare Oscillanza e che spera che da tutti gli «spifferi» di cui si sente piena possa talvolta anche entrare un po’ della vita degli altri.
Allora si capisce perché si legge. Si capisce perché si scrive.
Progetto "letture ad alta voce" promosso dalla Commissione "Cittadinanza e Costituzione" dell'Istituto
In linea con uno dei filoni suggeriti quest’anno dal Ministero, cioè il tema della libertà, e in considerazione del fatto che nel 2018 ricorrono i 70 anni dall’entrata in vigore della Costituzione italiana, le classi del biennio possono invitare le proff.sse De Luca e Barale perché presentino e leggano ad alta voce una serie di scritti di testimoni che hanno avuto il coraggio di essere coerenti fino in fondo con se stessi e che si sono interamente dedicati alla realizzazione dei fondamentali principi costituzionali (brani scelti da scritti di Moro, Falcone e De Gasperi)
Progetto "Testimoni di lettura"
Alcuni allievi del triennio propongono un libro di cui consigliano la lettura ai ragazzi presentandolo in modo chiaro e avvincente e leggendone ad alta voce una pagina. L’obiettivo è creare un’occasione in cui siano ragazzi più grandi a trasmettere ai più piccoli. I “testimoni di lettura” incontreranno le classi del biennio in cui gli insegnanti lo richiederanno e si recheranno lunedì 22 ottobre 2018 e venerdì 26 ottobre 2018 dalle 10.30 alle 14.00 in alcune classi terze della Scuola Media “Ugo Foscolo”.
EDIZIONE 2017-2018
Progetto "Lettori di eccezione" 2017
Guido Catalano: "per essere un poeta sono troppo di buonumore"
Parlare con i poeti è ancora possibile. Ascoltare i poeti è ancora possibile. Non solo attraverso la pagina di un libro, ma incontrando poeti in carne ed ossa, come Guido Catalano. Che poeta afferma prepotentemente di essere, proprio mentre ostenta la sua aureola imbrattata di fango (direbbe Baudelaire), con quell'(auto)ironia che caratterizza lui e tutto ciò che scrive:
"i poeti non mi considerano un poeta ma un cabarettista/ i cabarettisti non mi considerano un cabarettista ma un poeta/ gli elettricisti non mi considerano un elettricista e fanno bene" (Di poesia, di metal, d'amore)
"Si può fare i poeti senza essere poeti? Si può non fare i poeti ed esserlo? Cosa significa essere poeta? Qual è la differenza tra essere poeta e fare il poeta? Il pessimo poeta è comunque poeta in quanto poetizza? Chi lo dice, sa di esserlo? [...] Ecco questa è solo una piccola percentuale delle domande che mi pongo da anni prima di andare a letto o mentre faccio la pipì nei bagni dei bar che frequento. Domande alle quali non so rispondere e soprattutto non ne ho alcuna intenzione" (Preambolo dell'Autore in Piuttosto che morire m'ammazzo, Torino, Miraggi Edizioni, 2013).
Un'ora intensa fatta di ascolto, commozione, leggerezza, umanità (e non poche risate) hanno vissuto 90 ragazzi delle Quinte del nostro Liceo. Un'ora di scoperta che poesia è vita, la loro vita. Un'ora in cui si sono alternati momenti di lettura a momenti di dialogo fra lo scrittore e i ragazzi.
Catalano ha letto (o meglio, ha dato vita e colore con la propria voce e il proprio corpo) una selezione delle sue poesie, enfatizzando con il tono, il gesto, le pause, tutte quelle sfumature espressive che la parola scritta non riesce sempre a rendere appieno. Una perfetta dimostrazione della forza di quella "lettura ad alta voce", che si nutre dell'interazione diretta fra chi parla e chi ascolta, che corrisponde allo spirito più autentico della manifestazione "Libriamoci". Che Catalano sia un poeta non è opinione unanime ("criminale poetico seriale" lo ha etichettato uno dei suoi più accaniti detrattori), ma che riesca -in un tempo di smartphone, di predominio delle immagini, di relazioni virtuali- a catturare l'attenzione solo con il potere della parola è cosa innegabile. Indipendentemente da considerazioni di tipo squisitamente letterario.
Anche la scelta dei testi da proporre ai ragazzi nasce da una sapiente intelligenza comunicativa, che ha messo al centro dell'esperienza non "l'io del poeta" ma il "noi" della relazione con il pubblico.
Poesie che dicono "questo sono io...", ma in cui potersi riconoscere e dire " anch'io...è vero...", come Curriculum vitae (Sono nato alle 8.50 del mattino/ un 6 febbraio/ era il ‘71./ Faceva freddo e buio./ Cesareo/ due settimane in anticipo./ Mi hanno sùbito operato di ernia inguinale/ che chi inizia bene/ è a metà dell’opera. //A 17 anni ho deciso che volevo diventare una rock star/ poi ho capito che forse non ce la facevo/ e ho ripiegato su poeta professionista vivente/ che c’erano più posti liberi); La mamma del poeta (ovvero come turbare la tranquillità di ogni madre dicendole che non sarà mai "la mamma dell'avvocato, dell'ingegnere, del chirurgo": la pensione è uno dei chiodi fissi che ha mia mamma/ “mamma, la pensione, noi poeti, è una roba che/ esula, mamma” le dico); Liceo Classico Massimo D'Azeglio (quante volte da adolescenti ci si vorrebbe confondere con i muri, sparire...e non è necessario aver frequentato l'illustre Liceo: ho piuttosto imparato/ l’arte del mimetismo/ mi mimetizzavo con i banchi, i muri, le lavagne / i cessi/ era un modo per sopravvivere/ non so, mi sentivo costantemente in pericolo/ addirittura/ spesso, non andavo a scuola il giorno/ della foto di classe/ è provato/ ci sono poco nelle foto); Ti piacerebbe andare a more? (perché essere disposti a sentirsi dire "no, tu per me non esisti" è una bella prova di coraggio, per tutti, ad ogni età: ti piacerebbe andare a more con me/ pungendoci i diti/ ti piacerebbe?/ e a castagne?/ e a funghi?/ e a ortiche?/ sai che si mangiano le ortiche?/ pungendoci i diti?/ ti piacerebbe?/ no, mi disse/ no no, proprio non mi piacerebbe // per i diti? chiesi/ no no, proprio non mi piacerebbe andarci con te.).
Poesie d'amore o meglio sull'amore, come antidoto alla vita di trincea a cui spesso si riduce l'esistenza, con il rischio di essere spazzati via quando il vento soffia più forte, come Dormire da solo (classificata dal suo autore di livello ben 9.6 della scala Catalano) o Tieniamoci stretti che c'è vento forte (teniamoci stretti che c’è vento forte/ che ci porta via/ teniamoci stretti facciamoci stretti/ bellezza mia/ abbracciamoci coi bracci/ aggambiamoci con le gambe/ addentiamoci/ annodiamo i nostri capelli ai nostri capelli/ incastriamoci le dita dei piedi/ diamoci le mani/[...] ed io sia maledetto /sia maledetto io, non dio/ se mollo questa presa di salvezza).
Impellenti e sincere le domande degli allievi, le più disparate: che musica ascolti, come lavori ai testi delle tue poesie, perché parli di te stesso, riesci davvero a vivere di poesia, perché le parolacce, fino ad arrivare all'immancabile... per che squadra tifi? E Catalano ha risposto con la familiarità e l'autenticità che ha dimostrato fin dall'inizio dell'incontro. I ragazzi avrebbero voluto ancora domandare e ascoltare perché hanno potuto fare esperienza di una parola che, mentre sembra non prendersi sul serio, va invece al cuore (“e in qualche altro organo vitale”, direbbe Catalano, per smorzare il sentore di retorica di questa conclusione) di quello che siamo.
Mario Baudino legge il Don Chisciotte. “Sfaccendato lettore”: un invito a godere della parola narrata
Sfaccendato lettore, potrai credermi senza che te ne faccia giuramento, ch'io vorrei che questo mio libro, come figlio del mio intelletto, fosse il più bello, il più galante ed il più ragionevole che si potesse mai immaginare.
Come lasciarsi afferrare dall'hidalgo della Mancia, con lettore d'eccezione Mario Baudino. Giornalista, poeta, romanziere, saggista, per un giorno si è messo al servizio della parola altrui, quella di Cervantes, in particolare del capitolo XX del Don Chisciotte, di fronte ad alcuni allievi e allieve delle classi quarte. Una parola che incuriosisce (nonostante l’ottima traduzione in italiano moderno quanti termini insoliti per dei giovani ascoltatori del terzo millennio!), incanta, conduce per mano nel bosco stellato:
li portò fra alberi altissimi, le cui fronde, mosse dal vento, producevano un altro mormorio piacevole e pauroso ad un tempo; di qualità che tutt'insieme la solitudine, il sito, l'oscurità, il susurro delle acque, lo stormir delle foglie, tutto cagionava orrore e spavento. E tanto più poi considerando che né le botte cessavano, né il vento taceva, né il giorno era vicino, né oltre a questo sapevano in che luogo si trovassero.
Fa sorridere con le ben poco nobili gesta di Sancho Panza alle prese con le conseguenze…fisiologiche della propria paura. Per un'ora, novanta studenti di 17 e 18 anni diventano "descantati" lettori, pronti a sperimentare l’incantesimo della narrazione.
Un incantesimo che per riuscire ha bisogno di un animo “sfaccendato”, appunto “descantato”, che non abbia perso il gusto di ritagliarsi uno spazio di pura gratuità, libero dall’imposizione dell’attivismo esasperato, dell’utile ad ogni costo, dall’impegno di doversi preparare per un radioso futuro professionale, dalla paura di non essere all’altezza delle aspettative... Un incantesimo che ha bisogno di un lettore generoso, che presti con umiltà la propria voce alla parola di un altro uomo, anche se lontana di secoli. Una voce che racconta di un malinconico e sgangherato cavaliere, nato in un tempo sbagliato che sembra non avere previsto un posto per lui, che impazzisce per i libri o che forse fa finta di impazzire per mostrare con la sua vita che è ancora possibile affermare valori di purezza e cortesia. Il sogno di un folle o sono folli quelli che non hanno il coraggio di seguirlo in questa avventura?
(Claudia Lucca-Raffaella Brondolo)
EDIZIONE 2016-2017
Progetto "Lettori di eccezione": mercoledì 26 ottobre 2016
Mercoledì 26 ottobre, dalle ore 10.00 alle ore 11.30, sono stati ospiti nel nostro Liceo come "lettori di eccezione":
il dr. Gian Francesco Arzente, la dr.ssa Raffaella Borio e la dr.ssa Monica Buemi
dell'Associazione IPOL (Istituto Psicoanalitico di Orientamento Lacaniano), che hanno letto ad una rappresentanza di classi quinte del Liceo passi tratti dal carteggio fra A.Einstein e S.Freud sul tema della guerra:
Caro signor Freud,
La proposta, fattami dalla Società delle Nazioni e dal suo “Istituto internazionale di cooperazione intellettuale” di Parigi, di invitare una persona di mio gradimento a un franco scambio d’opinioni su un problema qualsiasi da me scelto, mi offre la gradita occasione di dialogare con Lei circa una domanda che appare, nella presente condizione del mondo, la più urgente fra tutte quelle che si pongono alla civiltà. La domanda è: C’è un modo per liberare gli uomini dalla fatalità della guerra? E’ ormai risaputo che, col progredire della scienza moderna, rispondere a questa domanda è divenuto una questione di vita o di morte per la civiltà da noi conosciuta, eppure, nonostante tutta la buona volontà, nessun tentativo di soluzione è purtroppo approdato a qualcosa.
Una domanda di innegabile attualità, su cui i ragazzi presenti sono stati chiamati a riflettere.
Progetto "letture ad alta voce" promosso dalla Commissione "Cittadinanza e Costituzione" dell'Istituto
La Commissione "Cittadinanza e Costituzione" propone la lettura di passi tratti dai seguenti testi:
Sofocle, Antigone (classi prime e seconde)
Sebastiano Vassalli, La chimera (classi terze)
Albert Camus, Lo straniero (classi quarte)
Italo Calvino, La giornata d'uno scrutatore (classi quinte)
Inaugurazione del Progetto Book crossing Galfer
Coinvolgimento degli allievi, dei docenti e del personale ATA dell'Istituto nell'esperienza del Book crossing: lascia che i tuoi libri siano liberi di viaggiare...
EDIZIONE 2015-2016
Progetto "Lettori di eccezione": giovedì 29 ottobre 2015
Nell'ambito dell'iniziativa "Libriamoci", il dott. Ernesto Ferrero ha incontrato giovedì 29 ottobre gli allievi delle classi 4C, 5L e 5N. In tale occasione ha letto e commentato alcuni brani tratti da Viaggio al termine della notte di Cèline e Ma il mio amore è Paco di Fenoglio, seguiti da alcune poesie di Cardarelli, della Szymborska e di Primo Levi.
Forse - come lui stesso ha ammesso - è caduta l'utopia in cui si credeva negli anni '70 alla casa editrice Einaudi, quell'utopia per cui si era convinti che i libri potessero migliorare il mondo; eppure ora non ha alcun senso rimpiangere il passato perché la nostalgia è sterile e il libro continua a parlare all'uomo.