"PIETRE D'INCIAMPO" 2016-2017


PROGETTO “PIETRE D’INCIAMPO TORINO”

2016-2017

In memoria di Giacomo e Giorgio Ottolenghi

La memoria è esperienza e facoltà dell’azione

Il progetto “Pietre di Inciampo”, che ha condotto alla posa delle pietre in memoria di Giacomo e di Giorgio Ottolenghi, è stato realizzato grazie al lavoro delle allieve e degli allievi della classe 3O del Liceo Scientifico Statale “Galileo Ferraris” di Torino.

Il percorso, intitolato dai ragazzi Remember Us, è consistito in un’attività di ricostruzione e di rielaborazione delle fonti storiche che sono state fornite alla classe dai ricercatori del Museo Diffuso della Resistenza.

Il tutto parte dalla richiesta del signor Giorgio Levi, nipote di Giacomo e Giorgio Ottolenghi, per la posa delle pietre d’inciampo a loro dedicate.

Le pietre sono dei cubi rivestiti in ottone che l’artista tedesco Gunter Demnig, ormai da decenni, realizza una per una, a mano - non si può produrre in serie la storia di una vita – e viene a posare personalmente ogni volta, per ricordare con un segno visibile e tangibile di “inciampo”, l’ultima residenza nota delle donne e degli uomini deportati durante il nazismo.

Le pietre segnano, perché testimoniano e risvegliano la nostra attenzione e le nostre coscienze.

Abbiamo deciso di partecipare al progetto con questa classe proprio perché crediamo che non solo lo studio teorico delle vicende che hanno segnato in modo così indelebile e tragico la nostra storia, ma anche l’esperienza concreta e reale di conoscere le storie attraverso le biografie, i ricordi, le lettere, le fotografie, quello che ci resta di qualcuno, sia determinante per la nostra formazione come persone.

Visitare i luoghi, sapere dove una persona abitava, che cosa l’ha condotta a fare una determinata scelta: in questo caso, per due giovani ebrei, cercare di salvarsi dalla persecuzione nazi-fascista scappando in Svizzera, una Svizzera mai raggiunta.

Conoscere i luoghi della detenzione, visitando le ex carceri “Nuove”: sentire il freddo, respirare l’aria, immaginare il disagio, la privazione del proprio spazio intimo e personale, la spoliazione fino all'umiliazione suprema di essere identificati con un numero; entrare nelle celle di chi stava trascorrendo le sue ultime ore di vita; leggere le lettere dei condannati a morte con racchiusa la dignità e forse la serenità di chi muore per una causa giusta o le lettere di chi stava aspettando di essere trasferito per concludere la sua esistenza nei campi di sterminio. Sapere che qualcuno all’interno del carcere non ha obbedito, ma si è esposto, usando bene il proprio potere, cercando, quando riusciva, di salvare piuttosto che di eseguire degli ordini e contribuire ad uccidere… speriamo che siano momenti, elementi, luoghi, testimonianze che lascino un segno.

Oggi noi abbiamo un grande problema: con il passare degli anni stiamo perdendo gli ultimi testimoni ed è complesso rendere viva la memoria nel presente e per il futuro, per i nostri ragazzi e ragazze.

Ma la memoria non è nostalgia o sentimentalismo: è nutrita certo di emozioni, ma è soprattutto facoltà dell’azione, è tentativo di formazione di una consapevolezza critica e vigile, sempre sveglia - non neutrale, passiva, indifferente - pronta a costruire reti di collegamento e di relazione con il presente e non disposta ad erigere muri e frapporre barriere.

Crediamo di aver sperimentato tutto ciò nel percorso svolto con i nostri allievi e con le nostre allieve.

Le fasi del progetto dalla ricerca alla posa della pietra:

Giacomo e Giorgio sono tornati a casa

Il lavoro è iniziato con un incontro di presentazione a scuola da parte dei referenti del progetto del Museo Diffuso della Resistenza, cui sono seguiti tre incontri presso il Museo, uno spazio che è parte del Polo del '900.

I ragazzi si sono organizzati in due gruppi: ricercatori e progettisti.

I primi hanno lavorato, attraverso una ricerca delle fonti di vario tipo (documenti dell'anagrafe, fonti legate alla frequenza universitaria, servizio di leva, documenti relativi ai beni immobili dei soggetti per cui è stato fatto lo studio, testimonianze e dati), per giungere a ricostruire gli avvenimenti del giorno della cattura, avvenuta a Torino nel dicembre del '43 ad opera dei nazisti. Fino alla detenzione alle carceri “Nuove” ed al trasferimento temporaneo a Milano, per perdersi sul treno che li ha condotti ad Auschwitz.  Attraverso questi dati, incrociati con testimonianze di altri ebrei presenti sullo stesso convoglio destinato al campo, si è ricostruita la biografia di Giacomo e Giorgio.

Il secondo gruppo, quello dei progettisti, ha pensato come concretizzare il progetto che si sarebbe concluso con la posa delle pietre. Si è scelto di realizzare un video, con un'intervista fatta in classe ad una ex studentessa, Paola, che aveva partecipato al Treno della Memoria, intervista seguita da un incontro, sempre a scuola, con Giorgio Levi, richiedente la posa delle pietre; in ultimo è stato ripreso il momento della posa, alla presenza di noi tutti, da parte dell'artista tedesco e di alcuni passanti incuriositi per l'evento. In quel momento Giacomo e Giorgio, come ha sottolineato Giorgio Levi, “sono tornati a casa”.

La memoria è condividere

I progettisti hanno realizzato una mostra fotografica con materiali attinti presso il carcere delle “Nuove” per documentare con immagini molto significative alcuni luoghi del nostro percorso. In relazione alla visita, nella mattina del 27 gennaio, Giorno della Memoria, la classe è stata coinvolta nella fiaccolata da Porta Nuova, dal binario 17 - quello da cui partivano i treni per i campi - fino alle “Nuove”.

Dopo l'evento pubblico presso il Museo Diffuso della Resistenza, il giorno 6 febbraio 2017, momento in cui due allieve hanno accompagnato il tutto con l'esecuzione di brani musicali simbolici con il suono dell'oboe e dell'arpa, tutto questo grosso bagaglio di esperienza e di testimonianze è stato riportato a scuola per essere condiviso con gli studenti delle altre classi.

Grazie a…

A conclusione di un percorso che ci auguriamo possa continuare anche in altre forme, vogliamo ringraziare le istituzioni e le persone che ci hanno permesso di vivere e realizzare questa esperienza.

Il dott.Guido Vaglio, direttore del Museo Diffuso della Resistenza; la dott.ssa Federica Tabbò e il  dott.Andrea Ripetta, che hanno lavorato direttamente con noi; Alessandro Bronzini, fotografo ed operatore di alcune riprese; Felice Tagliente, il nostro preziosissimo referente e volontario presso le “Nuove”, per averci guidato nei percorsi; il nostro Istituto, nella persona della Dirigente prof.ssa Stefania Barsottini e della Segreteria, per il sostegno anche economico; Giorgio Levi, nipote di Giacomo e Giorgio, per il contributo generoso nella formazione degli studenti.

Ed in ultimo un grazie davvero grande a queste ragazze e ragazzi che, se stimolati, sono capaci di molto, di più di quello che loro pensano, mettendosi in gioco, impegnandosi e mettendo in relazione i loro saperi che possono tradursi in pratiche ed azioni.

Chiara Giacometti, docente di Filosofia e Storia della classe 3 O

Fiorella Mariantoni, docente di Diritto ed Economia (Commissione Cittadinanza e Costituzione del “Galileo Ferraris”)